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===L'animale e la macchina=== L'interesse della cibernetica allo studio comparato di animali e macchine ha le sue radici nella lunga storia degli [[Automa meccanico|automi]], cioè di macchine in grado di imitare funzioni tipiche degli esseri viventi. Chi ha ideato e costruito automi, dall'antichità classica in poi, si è sempre preoccupato delle funzioni meccaniche ed energetiche necessarie per dotarli della capacità di compiere azioni autonome. Dall'inizio del secolo XX il concetto di automa mostra una importante evoluzione; le loro funzioni iniziano ad includere in maniera crescente anche la capacità di interazione con l'ambiente circostante, dal quale la macchina può ricevere delle informazioni che, a loro volta, contribuiscono ad influenzarne il comportamento<ref>{{Cita|Wiener 1948/1961}}, cap. I</ref>. Questo processo può essere esaminato nell'ambito della discussione tra fisiologi e psicologi, in atto dall'inizio del secolo scorso, sull'interpretazione dei fenomeni della vita. In un dibattito che coinvolgeva studiosi quali [[Jacques Loeb|Loeb]], [[Edward Thorndike|Thorndike]], [[William McDougall|McDougall]], [[Max Frederick Meyer|Meyer]], [[Clark Hull|Hull]], [[Nicolas Rashevsky|Rashevsky]], [[Kenneth Craik|Craik]], si confrontavano una concezione [[meccanicismo|meccanicista]] e [[riduzionismo (filosofia)|riduzionista]] dei fenomeni biologici, di origine [[positivismo|positivista]], ed una [[vitalismo|vitalistica]]. Per la prima volta la nascente tecnologia elettromeccanica permetteva di concepire, ed anche di costruire, macchine, sia pure rudimentali, che potevano essere usate per dimostrare come un oggetto inorganico potesse simulare una funzione tipica dell'animale, in quanto rivolta ad uno scopo, quale, ad esempio, l'orientamento verso la sorgente di uno stimolo, o intelligente, quali la memoria e l'apprendimento. Si trattava degli esordi di un riduzionismo di tipo nuovo, nel quale era fondamentale (anche se non sempre chiaramente riconosciuto ed enunciato) il concetto di scambio di informazioni tra automa ed ambiente<ref>per un'analisi del dibattito intellettuale su questi temi e la descrizione di alcune macchine, si rimanda a {{Cita|Cordeschi 1998}}, capp. I - IV</ref>. A partire da queste origini la progettazione, anche solo ideale, e la costruzione di automi, nello spirito indicato, è divenuto poi uno strumento costante di analisi della cibernetica. Tra gli esempi di automi più noti, concepiti dai principali esponenti della disciplina, si possono citare tra gli altri l'''”omeostato”'' di [[William Ross Ashby|Ross Ashby]]<ref>{{Cita|Ashby 1960}}.</ref>, la ''”tartaruga”'' di [[William Grey Walter|Grey Walter]]<ref>[http://www.rutherfordjournal.org/article020101.html "Grey Walter’s Anticipatory Tortoises"] di Margaret Boden, in: ''The Rutherford Journal'', Volume 2, 2006–2007</ref>, il ''”topo”'' solutore di labirinti di [[Claude Shannon|Shannon]], la ''”cimice"/"tignola”'' di Singleton e Wiener, che illustra i meccanismi neurologici del tremore degli arti<ref>{{Cita|Wiener 1950}}, cap. XI</ref>, eccetera<ref>per un elenco di dispositivi ideati dall'inizio agli anni '90 del secolo scorso vedi Appendice in {{Cita|Cordeschi 1998}}</ref><ref>una rivisitazione più recente di questa modalità di analisi in {{Cita|Braitenberg 1984}}</ref>.
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