Appunti sparsi da rielaborare su Gogne mediatiche, inclusività, ecc

Da Tematiche di genere.
Versione del 21 ott 2021 alle 22:17 di Admin (discussione | contributi)
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Opinioni sparse:

Molti influencer o politici (o movimenti) portano avanti delle ideologie che sono un freno all'emancipazione, più che favorirla. Lo fanno definendosi femministi, però il risultato è decisamente il contrario del dichiarato.

Inclusività e uso dello schwa

Riferito all'episodio di una femminista che critica aspramente Benedetta Lo Zito

Mi fa un po' strano che una persona che accusa altre di abilismo un'altra ragazza poi utilizzi lo schwa. Perché l'utilizzo di caratteri o simboli non normalmente utilizzati nella lingua italiana creano grossi problemi di lettura, quindi sono escludenti, rispetto a molte categorie, tra cui spiccano: stranieri, dislessici, chi ha ritardi nell'apprendimento, anziani. L'intento è di includere le persone non binarie, e/o aggirare l'uso del maschile non marcato, visto come retaggio patriarcale. La seconda in particolare è particolarmente opinabile. Perché anche prendendole per valide, le persone "offese" sarebbero comunque meno di quelle che vengono escluse usando asterischi o surrogati. Quindi se qualcuno vuole utilizzare lo schwa lo faccia, ma sia consapevole delle conseguenze e lo dica con onestà. La presa di posizione politica e sociale ha più importanza dell'inclusività. Perché questo è, una presa di posizione. Come chi mette genere e pronomi, scrive VEG tra nome e cognome, ecc.

In generale anche chiunque non abbia un buon livello di scolarità, in misura ridotta.

Shitstorm: tra il cyberbullismo e la diffamazione aggravata

Il profilo della femminista attaccata dall'altra è stato disattivato da Instagram. Non sappiamo se sia un effetto della shitstorm o delle politiche di Instagram, quello che è certo è che è brutto subire minacce pesanti coordinate. Un ragazzo scrive: A volte sono anche minacce pesanti. In ogni caso è la dinamica del tutti contro uno, una roba da cultura fascista che non posso giustificare in nessun caso. Anche se la vittima della shitstorm avesse delle colpe, non è la folla inferocita (vedi Panico morale e Diavoli popolari) a dover comminare la pena. Abbiamo visto cose del genere su Barbascura X, Crepaldi, Barbie Xanax, Dufer, Fartade, e sicuro me ne sono persi per strada (tra l'altro notare quanto la cosa sia "bipartisan"). Non devono essere tollerate. Ci sono già stati casi di suicidi per persecuzioni del genere.

È un atteggiamento. Non è una squadra. Io sono di sinistra, per dirla in estrema sintesi, e sono molto preoccupato dagli atteggiamenti fascisti causati dalla deriva populista. Sticazzi se uno si dichiara pro LGBT e poi si comporta come uno squadrista qualunque (sempre da dietro uno schermo non sia mai).

Intendo che sono preoccupato da questi atteggiamenti che si sono diffusi molto a sinistra, Già la destra italiana è una roba anomala, ci manca solo questo.

Attenzione al "vittimismo"

Concordo, ma bisogna fare attenzione anche all'opposto, cioè darsi una ragione per non agire su di sé. La società è una condizione, ci posso fare poco o niente. È qualcosa che attiene alla politica, che ha potere di modificarla. L'individuo, pur riconoscendo che i suoi problemi derivano dalla società, deve impegnarsi per affrontarli. Ultimamente c'è una grossa tendenza a spostare il focus di ogni dibattito su elementi esterni e astratti. Questo annulla la capacità di trascendenza degli individui e mette tutto in mano a terzi (di solito politici, influencer, guru, ecc).

L'opinione di Marta For Few (sintetizzare)

Da Montemagno che si scusa per una sua legittima opinione agli attacchi programmati nei miei dm per essermi permessa di dire che un “Superman bisessuale” tutto sommato potevano anche risparmiarcelo.

E come al solito mi ritrovo a domandarmi se questa violenza unita alla grande ‘gerarchia’ dei big che governano l’opinione pubblica in rete abbia senso.

Ho ricercato a lungo una risposta. Per trovarla ho dovuto in primis ricercare il perché di tutto questo. Dopo un lungo periodo di analisi, ho notato che le dinamiche della rete sono quasi sempre le stesse.

C’è il “big” di turno che lancia il sasso e poi a seguire arrivano i suoi fedelissimi che si occupano di distruggere carriere professionali, sensibilità personali e reputazioni.

Non importa cosa c’è in ballo, l’importante è affossare l’avversario, demolire chi non la pensa come te.

La rete è in gran parte uno specchio della nostra società moderna. Il nostro è un costrutto sociale ampiamente polarizzato e contraddistinto da un malcontento di fondo sempre meno silenzioso.

Online la polarizzazione va a braccetto con il malessere sociale che si riversa in masse facilmente provocabili e odio gratuito.

I ‘soldati della rete’ sono gli stessi che scendono in piazza contro il Green pass e poi per incontrare il prefetto esibiscono il certificato verde. Non sanno davvero cosa stanno facendo e soprattutto perché lo stanno facendo. Loro agiscono e basta. Rispondono ad un istinto primordiale che è insito nell’uomo: il bisogno di diversificarsi, di possedere un’identità.

Scontrarsi contro qualcuno o contro qualcosa non è altro che una ricerca dell’affermazione di se stessi.

Un’affermazione che quasi sempre è tardata ad arrivare nella vita personale e professionale. E proprio per questo trova una sua dimensione nella protesta e nell’odio contro gli altri.

Il ragionamento contorto è il seguente: io demolisco te ed esercito la mia superiorità, così sento finalmente di aver dato una ragione alla mia esistenza.

Loro ovviamente non sanno di essere prede. Prede di un sistema che li vuole tenere incatenati a dei pretesti nuovi ogni giorno. Solo ed esclusivamente per tornaconto personale dei “big”.

Noi possiamo scegliere da che parte stare. Da quella giusta. Noi non siamo prede ma neanche aguzzini. Siamo quelli che cercano di contrastare un sistema che non funziona più. Ma cerchiamo di farlo mettendo le persone di fronte ai fatti compiuti, con testa. Con coraggio.