Questione iva sui prodotti mestruali: gli errori da entrambe le parti: differenze tra le versioni
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Versione attuale delle 15:39, 21 gen 2022
La narrazione femminista sul tema è faziosa perché:
- si pone come se i prodotti mestruali fossero gli unici beni di prima necessità a essere tassati al 22%, mentre anche prodotti essenziali usati da tutti - acqua, carta igienica e pannolini - o prevalentemente da uomini - rasoi da barba - sono sottoposti allo stesso regime fiscale;
- presenta il problema come una discriminazione di genere attiva e intenzionale, cioè come se il sistema fiscale prendesse di mira i prodotti mestruali proprio perché utilizzati da persone di sesso femminile, tesi poco sostenibile considerando quanto scritto al punto sopra;
- diffonde disinformazione per buttare acqua al proprio mulino, sostenendo che l'aliquota del 22% è quella specifica per i beni di lusso - mentre in realtà è semplicemente quella ordinaria, cioè quella che viene applicata a tutti i beni a meno che non siano considerati di prima necessità (o ricadano sotto altre condizioni particolari, come la deperibilità) - e che i rasoi da barba sono tassati al 4%, nonostante sia banalmente falso.
Inoltre, anziché rivendicare l'abbassamento dell'IVA su tutti i prodotti di prima necessità che ora non sono considerati tali dallo Stato italiano, l'attivismo femminista circoscrive questa battaglia legittima ai soli prodotti mestruali. Tutti, indipendentemente da sesso e genere, hanno diritto ad accedere facilmente ai prodotti di cui hanno più bisogno, in tutti gli ambiti della vita. Perché rivendicare questo diritto solo per le persone col ciclo e solo per quanto riguarda il ciclo?
Per questi motivi, io sono favorevole ad applicare l'aliquota del 4% a tutti i beni di prima necessità, senza farne una questione di genere.
Infantilismo nel confronto tra mascolinisti e antifemministi[modifica | modifica sorgente]
Detto questo, devo dire di essere nauseata dal modo in cui cui alcuni mascolinisti e antifemministi affrontano il discorso: infantile e senza cognizione di causa.
Gli argomenti che ho elencato sopra sono validi ed esaustivi. Si possono usare quelli. Non c'è alcun bisogno di:
- sminuire il peso della spesa per assorbenti,
- di dipingere come un capriccio bambinesco il rifiuto di non ricorrere a sottomarche
- o di non usare alternative (coppetta, assorbenti lavabili, mutande mestruali),
- di affermare che volendo esistono rimedi tradizionali come i panni di stoffa,
- di deridere la presunta "tirchieria" di chi vuole spendere di meno in prodotti mestruali - è vero che il risparmio sarebbe minimo, ma anche un minimo risparmio può essere significativo sul lungo periodo e sul bilancio generale, e in ogni caso questo varrebbe anche per acqua e carta igienica.
Salute genitale, coppetta e sensibilità individuale[modifica | modifica sorgente]
La salute genitale, in particolare quella femminile perché per una serie di ragioni è più vulnerabile, è una questione seria, delicata, intima e soggettiva. L'esperienza del flusso mestruale è piena di scomodità, inconvenienti, fastidi, preoccupazioni, rischi e imbarazzi. Scegliere cosa tenersi nelle mutande per tamponare perdite consistenti di sangue morto e pezzi di endometrio che durano dai 5 ai 9 giorni al mese, considerando che una scelta inadeguata può causare incidenti molto imbarazzanti e scomodi, non è come scegliere la marca di caramelle preferita.
Ogni persona ha esigenze diverse a livello di sensibilità, intensità del flusso, stile di vita, ecc... La manutenzione della coppetta e degli assorbenti lavabili sottrae tempo al resto degli impegni quotidiani e se fatta male può causare problemi di salute. La coppetta non è adatta a chiunque e, allo stesso tempo, chiunque deve assicurarsi di trovare quella che fa per sé. Di solito il menarca arriva alle medie, in alcuni casi prima. E mi sembra superfluo sottolineare che andare regolarmente in giro con un panno di stoffa sulla vagina non è compatibile con le esigenze pratiche del mondo di oggi.
Danni da polarizzazione[modifica | modifica sorgente]
Devo continuare a elencare motivi per cui trivializzare la questione è inopportuno nonché indice di ignoranza e assenza di tatto ed empatia? Non so se sia peggio chi non ha esperienza diretta del ciclo e ciononostante spara a zero sull'argomento o chi ce l'ha e pretende di estendere la propria parziale esperienza all'intero universo femminile, probabilmente aspettandosi un qualche premio o riconoscimento per avere il flusso mestruale perfetto.
Non rispondiamo al guerra-sessismo e alla disonestà intellettuale con la stessa cosa.
Articoli collegati[modifica | modifica sorgente]
Siamo davvero meglio dei Social Justice Warrior?
Parole chiave: tampon tax