Bozza Yasmina Pani, Meglio incontrare l'orso: differenze tra le versioni

Da Tematiche di genere.
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Versione attuale delle 23:04, 15 mag 2024

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Meglio incontrare l'orso: la moda di odiare gli uomini[modifica | modifica sorgente]

Sembra impossibile da credere, eppure è da due settimane che internet è ossessionato dalla questione dell’orso. Nata come trend su TikTok grazie a una brillante idea della pagina Screenshot, la domanda “Se ti trovassi da sola in un bosco, preferiresti incontrare un uomo o un orso?” ha spopolato ovunque, facendo ovviamente (e meno male!) molto discutere.

Cosa mai avranno risposto le signorine del web, se non “l’orso”? Razionalità e buonsenso non sono di moda, sui social network (e nemmeno fuori). Quello che è di gran moda, invece, è l’odio per gli uomini, mascherato da ragionevole e motivata paura. Del resto, i giornali non fanno che dirci che avviene un femminicidio ogni tre giorni, per non parlare di tutte le molestie sessuali a cui una donna va incontro a ogni angolo della strada, quindi giustamente noi, pecorelle smarrite, cosa dovremmo fare se non temere gli uomini? A nessuno viene in mente di domandarsi cosa significhi in termini numerici “una ogni tre giorni”, né tantomeno di andare a verificare se i numeri siano realmente quelli: la verità non ha nessuna importanza, soprattutto se non fa scalpore.

L’analfabetismo matematico e statistico è un problema serissimo[modifica | modifica sorgente]

Ci sarebbe da interrogarsi, e non poco, sul clamoroso analfabetismo statistico degli italiani, che realmente credono che sia più probabile che tra un orso e un uomo sia quest’ultimo ad aggredire una donna. La pagina I have a voice ha addirittura cercato, miseramente, di dare una spiegazione statistica a questa convinzione! Hanno proprio fornito i numeri degli attacchi di orsi ai danni di esseri umani per confrontarli con gli attacchi di uomini ai danni delle donne. Non è venuto loro in mente che un dato rilevante sarebbe quello del numero totale di orsi presenti in Italia e della probabilità di incontrarne uno, evidentemente molto più bassa della probabilità di incontrare un uomo. Di nuovo: la verità non ha nessuna importanza. Basta rifilare al popolo di internet qualche numeretto qua e là, e loro se lo berranno, perché tanto i calcoli non li sa fare nessuno, e a nessuno comunque interessa farli.

Infatti, dinanzi alle obiezioni delle persone razionali che fanno presente l’idiozia assoluta della domanda e quella ancor peggiore della risposta, le paladine del femminismo social rispondono che insomma, suvvia, si tratta di un’evidente provocazione! È dai tempi di Berlusconi che dovremmo aver capito che quando qualcuno si nasconde dietro alla scusa della provocazione è perché ha detto una stronzata, ma niente: continuiamo a berci anche questo. Una provocazione, dunque, messa in atto al fine di far comprendere al brutale popolo dei maschi che le donne vivono nel terrore, e che dunque tutti quanti devono procedere a una seria assunzione di responsabilità, e fare la loro parte per sconfiggere il fantomatico patriarcato.

Il fantasma di questa struttura sociale arcana alla quale si attribuisce la colpa anche degli incidenti stradali aleggia ormai costantemente su di noi. Le donne italiane, scimmiottando il modello statunitense, dal quale puntualmente importiamo le peggiori idiozie, e convinte di prendere parte a una decisiva ed epocale rivoluzione sociale, lo tirano fuori in ogni occasione: all’ignoranza statistica si accompagnano quella storica, antropologica, sociologica e perfino giuridica, dato che ancora siamo convinti che una donna in Italia guadagni meno di un uomo a parità di ore di lavoro e posizione ricoperta.

L’odio per gli uomini non è che una moda[modifica | modifica sorgente]

Se cercassimo di ricostruire l’origine di questa terrificante moda di dire le cose peggiori sugli uomini, attraverso generalizzazioni che se fatte su qualsiasi altra categoria ci farebbero rabbrividire, potremmo identificare alcuni precisi responsabili, con tanto di nomi e cognomi. A qualcuno è convenuto, a un certo punto, iniziare a sfruttare il femminismo per farne un brand, e cosa c’è di più monetizzabile dell’odio? Una battaglia non è niente se non è rivolta contro un nemico; e finché il nemico ha contorni sfumati, o addirittura è rappresentato in egual modo da tutti noi, maschi e femmine, come facciamo a indirizzare contro di lui la nostra voglia di sentirci attivisti e di posizionarci tra i buoni del web? Il nemico è necessario, e non può che essere l’uomo. Poco importa se, a conti fatti, i crimini violenti in Italia si attestano su percentuali prossime allo 0 e tra le più basse d’Europa; poco importa se gli uomini sono a loro volta vittime di una serie di problemi che puntualmente vengono presentati evitando accuratamente di menzionare l’aspetto cruciale del genere (basti per tutti l’esempio delle morti sul lavoro, ma ce ne sono molti altri): ciò che conta ora che è che le donne sono vittime e gli uomini sono carnefici. Questa è nella verità alla quale dobbiamo credere.

Ecco che quindi se mi intervistano in strada e postano il video su TikTok, io, che magari sono felicemente fidanzata con un uomo e ho tanti amici maschi da cui non mi sento in alcun modo minacciata, devo necessariamente rispondere che preferirei l’orso: che figura farei se tutti mi vedessero dire che sarebbe meglio l’uomo? Starei sconfessando il dogma, sarei fuori moda e fuori dal tempo: adesso si dice così!

Mi venite a dire che questa moda dell’orso serve per far capire a tutti quanto le donne hanno paura. Balle: serve per far capire a tutti che la paura è finta, è dovuta solo al bisogno di farsi vedere, di appartenere a un movimento, di stare dalla parte giusta. È solo e unicamente frutto di una moda, e non potrebbe essere altrimenti: come potremmo vivere la nostra vita quotidiana se davvero avessimo il costante timore che gli uomini a noi vicini ci stuprino e ci ammazzino? Sui social molte donne fanno addirittura i video di quando rientrano a casa la sera e hanno paura, camminano rapide per arrivare il prima possibile e hanno le mani tremanti mentre infilano la chiave nella toppa! Quando magari in strada non c’è un cazzo di nessuno, o un povero cristo che si sta solo facendo gli affari suoi. Vi sembra paura, questa? Questo ostentare in ogni modo, questo filmarsi e fotografarsi e mettersi in mostra il più possibile? Vi sembra paura quella che porta decine di influencer prive della minima capacità scrittoria a pubblicare libri misandrici, facendo a gara a chi imita meglio il Mein Kampf di Hitler?

Non è paura: è moda. Moda e soldi. Ecco cosa c’è dietro la stronzata dell’orso.